Senza nulla togliere alla grandiosa e memoranda azione del Presidente di tutti i consigli -avevo visto giusto, ormai anche di quello europeo- vorrei provare a raccontare in massima, schematica brevità ciò che è avvenuto in Europa. 1. La pandemia ha messo in crisi il sistema produttivo mondiale e in esso quello del’area euro, in modi che non hanno precedenti. 2. Capìta l’estrema gravità delle cose, in Europa si è ricostituito immediatamente l’invalicabile asse franco-tedesco, anima da sempre del progetto, che si era incrinato negli anni passati: basti ricordare le diverse visioni di Europa tra Macron e Merkel, tutto giunto, fino a poco tempo fa, al limiti dell’introversione. 3. Compito, dopo la pandemia: salvare anzitutto l’euro. Come farlo? 4. Provando a salvare gli Stati giunti sull’orlo del fallimento per la pochezza prolungata delle loro classi dirigenti unita alla importanza della loro economia e alla catastrofe della pandemia. 5. Compare subito l’Italia che, più della Spagna, risulta il paese più esposto: sia per dimensione sia per profondità di crisi, sia per un debito in mostruosa crescita -chi pagherà?- e inefficienze disseminate dappertutto; incapace da sempre di spendere i normali fondi regionali, ultima nella produttività in Europa, invischiata in mille burocrazie e assurde politiche di redistribuzione, ma di enorme peso sia perchè grande Stato fondatore sia per l’importanza della sua manifattura in epoca di interdipendenza. 6. Macron inventa il recovery fund pensando anzitutto all’Italia e in seconda fila, ma da lontano, alla più virtuosa Spagna, questa è storia. Merkel si adegua. Sapendo, i due, che qualche “Rutto” sarebbe arrivato dal Nord, ma non più di tanto, anzi un “rutto” utile per condizionare l’invio dei fondi a un rigidissimo controllo su di essi. E in questo senso alleanza nascosta tra Merkel e l’olandese.
Centinaia di miliardi versati nelle casse dell’Italia, è una bugia: al netto dei contributi italiani al bilancio comune la cifra è assai inferiore a quella che gira nelle televisioni di stato, e giungerà solo sulla base di riforme che sembrano quasi invalicabili, e speriamo tutti che non lo saranno. Vorrò vedere i nostri pigmei in azione. La salita è ripidissima. Non si tratta di svalutare ciò che è avvenuto, che è pur sempre una risposta di Europa a una crisi distruttiva, ma di raccontarlo secondo verità e non secondo il consueto teatrino italiota con gli eroi di cartapesta che si battono all’ultima spada.
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